Turista solitaria.

Roma. Sono vergognosa, lo ben so, ma non ci ero mai stata in quasi ventitré anni di vita. Ora sono tornata da una sorta di giro lampo di trenta ore in cui ho tentato di vedere il più possibile.

Ho avuto l’onore di avere come guida turistica il professor Enzo Ciconte che, nel giro di pochissime ore, è riuscito a farmi ammirare la fontana di Trevi, piazza di Spagna, farmi fare una passeggiata in via dei Condotti prendendo un caffè in uno splendido e caratteristico bar, mi ha fatto apprezzare piazza Navona e il Pantheon.

Prima e dopo averlo salutato mi sono data al turismo solitario, condito da innumerevoli figuracce a dir poco da perdere la faccia: carabinieri che mi scortano alla libreria dove avrei dovuto incontrare il professore, militari che credendomi straniera fanno commenti poco fini e a cui rispondo con un “quanta galanteria!”, piedi talmente doloranti da finire accasciata come la peggio scappata di casa nel bel mezzo dei fori romani…

Roma è una città magica, finché non l’ho vista (e ne ho visto molto poco) non volevo crederci! Il foro Traiano, il Colosseo, i fori… ahh dei fori mi sono totalmente innamorata. Attraversare i secoli in poche manciate di minuti, papaveri e fiori di camomilla che crescono imperterriti tra le colonne.

Trastevere e le sue viette, i suonatori di fisarmonica a piazza Navona, il milite ignoto dentro l’Altare della Patria, Castel sant’Angelo e i suoi passaggi ombrosi, Pompi e il tiramisù, un’intervista sul gaypride e un meraviglioso bulldog francese di nome Pappy…da Roma porto indietro questi ricordi, bellissimi, e centinaia di foto.

Tornerò, per forza, mi sono innamorata della città in cui gli uomini sono dei marpioni incredibili e, nonostante il sudore, i piedi doloranti e la sveglia alle sei del mattino, ti fanno un complimento così genuino da farti sentire la Sofia Loren della situazione. Mi sono innamorata della città dove il tramonto sul Cupolone visto da un ponte sul Tevere riesce a ripagarti di tutta la fatica della giornata. Mi sono innamorata della città dove rivedere vecchie amiche ha un sapore tutto nuovo e dove vedere una chiesa in stile gotico ti lascia spiazzato.

😉 A.

A volte qualcosa conti davvero.

La crisi esistenziale che ho avuto settimana scorsa oggi ha avuto una sorta di conclusione. Oggi al master è venuto a far lezione il mio professore, Nando dalla Chiesa. Ammetto di provare una stima spasmodica e spesso ridicola nei suoi confronti (ho saltellato canticchiando per l’ora precedente al suo arrivo), però oggi ho davvero avuto conferme che mi faranno andare avanti con più forza.

Mi sono resa effettivamente conto che, nel bene e nel male, incontrare quel professore mi ha cambiata profondamente. Nonostante le mie origini tutt’altro che nordiche (madre siciliana, padre campano), fino al primo/secondo anno di università io del mondo della mafia e dell’antimafia non conoscevo pressochè nulla. Col senno di poi dovrei benedire il giorno in cui ho deciso di frequentare tra i corsi a scelta quello di Sociologia della criminalità organizzata tenuto dal prof dalla Chiesa. Mi ha aperto un mondo. Un mondo che mi ha spinta a voler fare qualcosa, a reagire. A dare, nel mio piccolo, un contributo per cambiare la situazione odierna.

Oggi quando ho visto il professore arrivare e sorridermi, quando abbracciandomi mi ha elogiata, quando ho fatto un’osservazione durante la sua lezione e lui sorridendomi mi ha detto di aver centrato il punto…ecco mi sono sentita nel giusto. Mi è sembrato anche solo per un momento di stare facendo la cosa giusta.

Perchè studiare le mafie è fondamentale. Senza conoscere il nemico non lo si può combattere. In Italia purtroppo lo si conosce ancora troppo poco. E quando stasera gli ho esposto i miei dubbi, le mie perplessità sul non vedere “la fine del tunnel”, sul non sapere più se il mio apporto servirà o meno a qualcosa, le sue parole mi hanno convinta.

“Signorina, lei deve capire che anche solo frequentando questo master lei sta facendo moltissimo. Riprenda a scrivere per Stampo (www.stampoantimafioso.it), durante il tirocinio la seguirò da vicino e, si fidi, ne caveremo qualcosa di buono”

Potrà sembrare poco, potranno sembrare parole al vento. Io non mi permetto, nè tantomeno pretendo di definirmi qualcuno che conosce effettivamente il professore, però da tre anni a questa parte la sua passione per questa missione mi ha contagiata e ha radicalmente cambiato ciò che farò in futuro. Sentirsi dire queste parole, così semplici, magari così piccole, da uno come lui mi ha fatto sentire in grado di farcela.

Magari è stupido, ma credo davvero di poter dire che incontrarlo mi ha cambiato la vita e non potrò mai ringraziarlo abbastanza per ciò che ha fatto e sta facendo per me.

Ah, comunque lo amo alla follia. In modo culturale, sia chiaro.

😉 A.

L’infingardo calzino.

Oggi è una giornata iniziata col piede sbagliato. Anzi. Col calzino sbagliato.

Stanotte mi si  è tolto un calzino e questo mi ha procurato una terribile sequenza di veglia, sonno disturbato e incubi. Quando mi si toglie un calzino durante la notte il mio riposo va letteralmente a farsi fottere (eh si, sono piuttosto inviperita).

Per cercare di migliorare la giornata ho deciso di iniziare a leggere un libro consigliatomi un annetto circa fa da un’amica: Bianca come il latte, Rossa come il sangue.

Ammetto che inizialmente ero parecchio scettica…quel titolo non mi diceva niente. Ho sospettato, sbagliandomi, che fosse un classico romanzetto adolescenziale alla stregua dei capolavori (-.-‘) di Moccia. Quanto mi sbagliavo… mi sono ritrovata incollata a quelle pagine e finchè non sono giunta all’ultima non mi sono mossa dalla scrivania.

Un libricino tanto piccolo che contiene tante frasi che mi hanno fatto riflettere, una vorrei condividerla con voi.

“Ci sono due modi per guardare il volto di una persona. Uno è guardare gli occhi come parte del volto. L’altro è guardare gli occhi e basta, come se fossero il volto. È una di quelle cose che mettono paura quando le fai. Perché gli occhi sono la vita in miniatura. Bianchi intorno, come il nulla in cui galleggia la vita, l’iride colorata, come la varietà imprevedibile che la caratterizza, sino a tuffarsi nel nero della pupilla che tutto inghiotte, come un pozzo oscuro senza colore e senza fondo.”

Queste parole mi hanno riportata indietro a questa estate, quando sono stata in grado di guardare gli occhi di un amico come fosse la prima volta che li vedessi, come se quegli occhi non avessero mai risposto ai miei. E’ stata una sensazione nuova, non saprei definirla bella o meno. Mi sono sentita come se fino a quel momento avessi portato degli occhiali appannati e di colpo…puff… la visione chiara di ciò che avevo davanti.

Ecco, credo sia una sensazione che chiunque meriti di provare almeno una volta nella vita. Io ho gli occhi chiari e milioni di volte nella vita mi sono sentita dire che ho dei begli occhi, non so perchè ma io invece di apprezzare gli occhi chiari sono perdutamente innamorata degli occhi scuri, quasi neri. In quelle iridi tanto scure si nasconde di tutto, mi sembra di perdermici. Vorrei proporre a chiunque leggesse di guardare qualcuno direttamente negli occhi, di apprezzarne le sfumature, i piccoli giochi di luci e ombre, le macchioline di colore diverso.

Ci si perde negli occhi altrui, ma è un viaggio meraviglioso.

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😉 A.

Serendipità.

Oggi ho avuto una lezione di quattro ore di diritto penale applicato all’organizzazione di stampo mafioso. Il professore che ha tenuto la lezione è una sorta di mostro sacro dell’ambiente: il magistrato Giuliano Turone (http://www.wuz.it/biografia/1689/turone-giuliano.html ).

Un uomo a dir poco interessante…si è presentato con un maglioncino giallo canarino e un fare a dir poco rigoroso. In fondo è un magistrato, di quelli anche coi controcoglioni (permettetemi il francesismo). Bè, lezione interessante, molto pesante da seguire…soprattutto dopo pranzo. Ma tutto sommato interessante.

Il punto è un altro. Parlando di come si svolgono le indagini preliminari ad un processo per 416bis, il prof. Turone ci ha spiegato il concetto di serendipità. Ora. Passerò per idiota (e lo sono parecchio) ma, essendo io ignorante, la prima cosa che mi è venuta in mente è Serenity di Sailor Moon (LOL). Fortunatamente ci è stato poi spiegato che con serendipità si intende un qualcosa che viene scoperto, mentre si cerca tutt’altro.

E ora voi direte: beh, dunque? Dunque io sono disgustosamente smielosa. Perchè appena ascoltata la spiegazione mi è parsa palese la realtà che sto vivendo.

I mesi da settembre a dicembre sono stati per me mesi di profonda analisi interiore. Ho cercato di capire cosa mi faceva stare bene e cosa no, cosa volevo mantenere nella mia vita e cosa eliminare. Ed ero giunta a una conclusione che mi prospettava un futuro felice e pieno: non avere uomini intorno (a livello sentimentale) mi donava un equilibrio interiore invidiabile anche dal Dalai Lama.
In un momento in cui cercavo di riscoprire me stessa, i miei interessi abbandonati e che volevo riprendere tra le mani, libri dimenticati e similari…ecco. Non lo cercavo. Non lo volevo neppure. Credevo non mi servisse, credevo di essere perfettamente equilibrata senza. Invece…invece ho trovato Lui.

Smielato? Oh sì, da morire. Stupido ridurre a un uomo l’equilibrio tra sorrisi e sconforti? Possibile. Però mi sono arresa all’ovvietà. Rispondere ai suoi sorrisi mi viene naturale, ma soprattutto mi piace. Chiamarlo per un semplice “mi manchi” non mi abbatte, mi rende più forte e cosciente del bene che gli voglio.

Dunque sì, sono smielata, ogni tanto da diabbbbete. Ma sono felice e in pace con me stessa.

Ah, come si sta bene così… 🙂

PS: solo a una pirla come me potevano scaturire certi pensieri durante una lezione di diritto penale XD

😉 A.

Scontro interiore.

Premessa: sono mezza influenzata (che odio -.-‘) dunque se straparlo chiedo venia.

La lezione di stamani mi ha lasciata con un pensiero che mi si è bloccato in capo. Si è trattato di una lezione di sociologia della devianza. Verso la fine ci è stato posto un quesito a cui personalmente non riesco a rispondere del tutto sinceramente:

Un uomo che ha ucciso, ad esempio, la compagna perchè trovata a letto con un altro al rientro a casa, merita di essere bollato come assassino per tutta la vita, anche nel momento in cui esce dal carcere dopo aver scontato la sua pena? E, sempre quest’uomo, è possibile da mettere a confronto con un criminale incallito come, ad esempio, un mafioso?

Ecco. Il mio primo istinto è stato quello di dire che un omicidio è sempre un omicidio, dunque quest’uomo merita di essere definito un assassino per sempre. Però poi il professore mi ha posto la questione in modo diverso…Lui insegna in carcere, dunque conosce molti detenuti, tra cui anche degli assassini (di cui all’esempio riportato). Ovviamente egli ci ha raccontato che quando ti ritrovi a conoscere queste persone inizi a scindere il reato dal reo e, come dire…inizi a vedere la persona in quanto tale. Questo mi ha lasciata con molti dubbi, anche perchè, guardando alla mia esperienza personale, io un dubbio di valutazione simile lo ho da due anni.
Come si reagisce in modo corretto nel momento in cui una persona che conosci, che fino a una decina di mesi prima frequentavi abitualmente, compie un omicidio efferato? Come si fa ad accostare le sue terribili azioni (è reo confesso) alla persona dolce e gentile con cui scherzavi e chiacchieravi? Ecco. Io non lo so.

Nel caso specifico, successivamente all’uscita sui giornali della notizia, provai un forte disorientamento seguito da incredulità. Incredulità NON della veridicità dei fatti (più che accertati), ma incredulità del fatto che chi li aveva commessi fosse una persona che consideravo un amico. Solitamente, quando avvengono omicidi o similari, al telegiornale si sentono i vicini di casa dell’assassino dire che “era una così brava persona, così tranquillo, salutava sempre” e la mia reazione è sempre stata di sdegno e di perplessità. Ho sempre detto “seh certo…una brava persona… guarda che ha fatto!”. Invece no. Quando è uscita la notizia sui giornali ho provato la medesima sensazione. Ma come fare a dire che “era una così brava persona” quando leggi le parole piene di dolore e rabbia degli amici della vittima? Come fare a non sentirsi totalmente spogliati delle sicurezze che si hanno quando si conosce qualcuno?

Non ho una soluzione a queste domande. Rimangono per me aperte, senza soluzione. Ma avevo bisogno di dirlo, magari qualcuno mi darà il suo punto di vista.

Buona festa delle donne comunque…

😉 A.

Sconvolgimento.

In questa camera sembra sia passato un tornado. Si vede che sono giornate di lezione in cui non ho tempo neanche di grattarmi il naso. Domani pomeriggio se non mi decido a sistemare credo che verrò (molto presto) sommersa da una montagna di vestiti, libri e quant’altro. Che gioia.

Oggi, mentre tornavo a casa da lezione,  sull’autobus ho avuto uno strano incontro, vi spiego: mi si para davanti una donna, piuttosto bassina (detto da me è goliardico, non arrivo neanche al metro e sessanta -.-‘ ) ma con nulla di particolarmente strano che distoglie la mia attenzione dal libro che sto leggendo. A un certo punto la simpatica mini-signora decide di sedersi esattamente davanti a me. Alzo lo sguardo, lo riabbasso, lo rialzo – sgrano gli occhi – lo riabbasso. Nella mia mente si formula automaticamente un pensiero: questa donna avrà tra i 75 e gli 85 anni, è un’arzilla vecchina, ha un sacco di rughe dunque è PALESE che non sia una giovincella. Eppure. Sì, c’è un eppure. Eppure la signora qui presente ha un caschetto lungo color corvino, smalto rosso fuoco, jeans attillati e chiodo. Ora dico io, va bene la libertà di espressione…però le vecchine secondo me dovrebbero avere quei terribili tagli corti tanto morbidi, i capelli grigio bianchi, portare quei tanto candidi abiti sotto al ginocchio con tanto di calze color carne e dovrebbero profumare di buono, di nonna. Perchè quella vecchina invece mi ha voluta sconvolgere? Proprio dopo una giornata stancante come oggi poi…

Bah, vi lascio con questo mio dilemma.

😉 A.

Pisa centrale. Binario 4.

Arrivare in stazione all’ultimo secondo, salutarlo su quel binario che ormai sto imparando ad amare e odiare al contempo. Riprendere la macchina, tornare a casa con un tumulto nel cuore. Guardare il letto disfatto e non avere forza di ricomporlo.

Ho trovato un compagno adatto a me. In questi giorni ho capito che regalare un fiore ad un uomo non è poi così imbarazzante, che cedere a un minimo di romanticismo mi fa sentire bene. Ho capito che si prende cura di me con dolcezza, in modo spontaneo e col sorriso. Ho trovato qualcuno che condivide la mia allergia per i posti chiusi, che in una giornata di sole non ci pensa due volte e scappa al mare.

Siamo stati a Tirrenia e a Marina di Pietrasanta. Al mare, col sole e il vento caldo. A raccogliere conchiglie, a parlare di cose importanti e non, a confrontarci e a passeggiare sulla spiaggia. Sono stati giorni di stacco assoluto dalla realtà quotidiana, giorni di rigenerazione e scoperta di noi stessi.

Mi piace una relazione così. Quando gli dico che tengo a lui non mi aspetto risposte, perchè non ho insicurezze. So cosa voglio e anche Lui. E’ un modo di vivere che non avevo mai sperimentato e a cui aspiravo da tempo.Immagine

Ora torno al master, oggi si parla di Ecomafie. Stasera andrò alla proiezione di un documentario sull’infiltrazione mafiosa in Romagna. Devo tenere la mente occupata, ho sete di conoscere e approfondire. Questo master mi sta cambiando, mi sto rendendo conto di non essere così impreparata come credevo…inizio ad avere delle sicurezze in più per me stessa. Forse un giorno potrò davvero fare qualcosa di utile per questo Paese che tanto velocemente corre verso qualcosa di oscuro.

Ho scoperto che qualcuno che mi legge c’è. Da lontano, in silenzio, però mi legge. Chiedo scusa a tutti voi per l’eccessiva “drammaticità” di questo post, oggi però mi sento così.

😉 A.

Marzo.

Non mi sembra vero che sia già Marzo. In poche parole, sono due mesi che sono qui. Peccato che a me sembra di essere arrivata cinque giorni fa.

A Pisa continua a piovere. Ogni tanto c’è una spettacolare giornata di sole caldo, ma poi torna l’acqua. L’altro giorno addirittura la grandine. Sono metereopatica, dunque questo non aiuta affatto.

Ho deciso di buttarmi e di stravolgere il mio essere nel profondo. Sono una donna che odia le mielosità, il romanticismo lo crede inutile e stucchevole e tutti i “picci picci” della situazione amorosa mi fanno alquanto schifo. Eppure dopo ventidue anni di vita mi ritrovo a organizzare una serata romantica. Io. Le mie amiche mi hanno riso dietro, alcune chiedendo se avessi la febbre. E’ un’idea talmente lontana dalla mia persona che mi imbarazza anche solo la progettazione. Comunque PARE io sia riuscita a mettere insieme qualche idea. Stasera arriva Lui, mentre eravamo lontani c’è stato il suo compleanno e io ero qui. A 298 km da Lui, ubriaco e felice con gli amici. Mi sono sentita una merda? Oh, da morire. Dunque è per questo che ho deciso di provare a fare qualcosa di carino per rimediare la mia assenza.

Se con queste candele prende fuoco casa, chiedo scusa in anticipo…è stato fatto in nome del romanticismo -.-‘

Venerdì ho iniziato diritto penale. Ero particolarmente terrorizzata, ho studiato vari tipi di diritto (più di quanti credessi in realtà), ma penale mai. Eppure mi è piaciuto. E’ interessante, contorto e parecchio da interpretare. Insomma mi piace.

😉 A.

Desaparecida.

Sono sparita. Lo so, scusatemi.

Sono stati giorni parecchio pieni,  Lui è partito, ho dovuto sistemare la stanza che ultimamente sembra una stalla (aiuto 😥 ) e le letture per il master mi prendono parecchio tempo.

Ieri sera siamo usciti, finalmente oserei dire. Era dalla serata in cui la mia coinquilina ha dato l’anima che non uscivamo. Inizio a sentirmi piuttosto una reclusa. Siamo andati in un locale dove c’era una festa di carnevale. Abbiamo ben pensato di travestirci da galeotte e, dopo essere state trascinate sul bancone del locale a ballare e aver subito strane avance da un coniglio e un neonato (non ero ubriaca, GIURO), abbiamo vinto!! Siamo state premiate per il miglior gruppo travestito (la sensazione era che fossimo le uniche in coppia, ma questi sono dettagli trascurabili)!

Oggi sono a pezzi, siamo rientrare alle 3 e abbiamo ceduto a una spaghettata aglio, olio e peperoncino. In poche parole alla fine ho visto il letto alle 5 passate.

Oggi è una splendida giornata, è da qualche giorno che Pisa ha deciso di regalarci un po’ di sole e caldo con un venticello molto piacevole. Ho la testa per aria e questo tempo aiuta solo i miei pensieri a moltiplicarsi.

Il master procede bene. Venerdì ho avuto una lezione sulla storia di Cosa Nostra durante la quale ho rischiato di mangiarmi il professore. Devo entrare nell’ottica che io sono di una scuola diversa, altri insegnamenti, altre fonti. Con il mio carattere non è facile riuscire sempre a mordersi la lingua però.

In tutto questo mi sono iscritta in piscina! Da lunedì potrò andare a sguazzare dolcemente e a sfogare un po’ di rabbia inespressa data dal mio essere donna dunque frustrata anche dall’aria che respiro :/

Buona domenica

😉 A.

Primo giorno.

Alleluja. Sono tornata a Pisa con tanto di macchinina e uomo al seguito. Oggi è iniziato il master. Quello pomposo, sulla criminalità organizzata e la corruzione di cui parlavo post fa. Finalmente direi. Dopo un mese a far pressochè nulla era davvero l’ora di darsi da fare.

In mattinata ci hanno dato una spiegazione generale riguardo cosa faremo e come…a marzo ad esempio ho un laboratorio di giornalismo investigativo… *-* Come se non bastasse,per aumentare il mio entusiasmo, ci hanno  dato la possibilità di scegliere un relatore con cui andare a pranzo o cena gratis per scambiare i nostri punti di vista. Ho subito pensato a Francesco Forgione, un uomo davvero interessante con cui ho avuto modo di scambiare solo poche battute a Lamezia Terme, lo scorso anno durante il festival di Trame, ma che mi piacerebbe davvero molto rincontrare.

A pranzo ho mangiato in una meravigliosa insalateria che c’è accanto all’università con Lui. Per una volta sono riuscita ad offrire io il pranzo e mi sono sentita molto realizzata 😛

Nel pomeriggio ho seguito una lezione davvero interessante sulla Camorra, tenuta dal professor Luciano Brancaccio. Devo ammettere che mi ha offerto punti di riflessione e chiavi di lettura del tutto nuove. Ci rifletterò un po’ su e magari poi vi esporrò i miei pensieri, magari qualcuno che legge c’è e commenta anche, così tanto per confrontarsi.

Stasera, nonostante questa sciocca festa, ho impedito a Lui di portarmi a cena fuori. Abbiamo mangiato qui, a Villa Giulia, alle dieci passate con un piatto di spaghetti allo scoglio. Ed è stato perfetto così, in tuta e col trucco sbavato dopo una lunga giornata. Ora lui dormicchia accanto a me, io finisco di scrivere e poi vado a letto. Domani secondo giorno di lezioni…non vedo l’ora!

😉 A.